Sempre più spesso i comuni svizzeri sono chiamati ad affrontare i ciberrischi, ma molti non sono abbastanza pronti. È quanto emerge dall’ultimo sondaggio comunale 2025 condotto dall’associazione Myni Gmeind, dall’Associazione dei Comuni Svizzeri (ACS) e dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale (FHNW). Sebbene il tema della cibersicurezza occupi il terzo posto tra le sfide comunali più importanti, nella pratica spesso mancano le basi fondamentali.
Circa un terzo dei comuni nella Svizzera tedesca – e quasi la metà nella Svizzera francese e in Ticino – non dispone d’inventari informatici completi. Anche l’analisi sistematica dei rischi, le direttive chiare in materia di sicurezza e i corsi di formazione scarseggiano in molte realtà. Solo un comune su due circa analizza in modo specifico i rischi e altrettanti o pochi dispongono di un piano d’emergenza.
Con 621 comuni partecipanti, quasi il 30 per cento dei destinatari ha risposto al sondaggio. Secondo la direttrice dell’ACS Claudia Kratochvil-Hametner si tratta di un esito significativo: l’argomento interessa molti comuni e servono maggiori indicazioni e supporto. «Siamo favorevoli a soluzioni standardizzate, ma che devono pur sempre essere praticabili e accessibili», afferma la direttrice dell’Associazione.
Si avverte un forte desiderio di ottenere un aiuto dall’esterno: circa il 60 per cento di tutti i comuni vorrebbe un supporto per la gestione dei rischi, direttive in materia di sicurezza, corsi di formazione e piani d’emergenza.
Nonostante queste sfide, molti comuni vedono anche una serie di opportunità nella digitalizzazione, ad esempio per rendere più efficienti i processi e migliorare la comunicazione con la popolazione. «I comuni vogliono andare avanti, ma hanno bisogno degli strumenti e dei partner giusti per farlo», afferma Alex Sollberger, presidente di Myni Gmeind. «La cibersicurezza deve diventare un’ovvietà, proprio come la protezione antincendio in municipio.»
Risultati del sondaggio comunale 2025
Comunicato stampa